Haridwar – Rishikesh (Uttaranchal) gennaio 2006

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Ancora nord dell’India ai piedi dell’Himalaya.
Prima di tornare verso Goa, per l’arrivo di Marina ed Asia dall’Italia e per iniziare il mio lavoro sulle tele e sui tappeti …e prima di rituffarmi nella scena underground goana di mare musica party e psichedelia internazionale, ho pensato di passare per 2 città sacre agli hindu: Haridwar e Rishikesh.

“In India chi non prega avrà sprecato il viaggio. E’ tempo regalato alle zanzare!” (Henry Michaux)

L’affermazione di Michaux è senza dubbio estrema, comunque in India, anche se sei ateo non credente ecc, non puoi non essere attratto dai riti, dalle leggende mitologiche legate ad ogni divinità del pantheon indiano e dal misticismo che permea tutta la società indiana ( ci sono 300 milioni di divinità hindu! senza contare buddhisti mussulmani sikh jainisti cattolici ecc: e ogni giorno è una festa! ) …e sia Haridwar che Rishikesh sono 2 città sacre ai piedi dell’Himalaya, sul fiume più sacro dell’India: il Gange o la “Dea Madre Ganga” come lo chiamano gli indiani.

Haridwar è una delle 4 città sacre dove ogni 12 anni, a turno, si celebra il Kumbh Mela, la festa hindu del vaso ( Kumbh) che contiene l’Amrita, il Nettare dell’Immortalità e che attira in città decine di milioni di pellegrini:
la storia racconta che nella lotta tra gli Dei (i Deva) ed i Demoni (gli Asura) per il possesso del Nettare dell’Immortalità, quattro gocce ne caddero sulla terra ad Haridwar, Allahabad, Nasik e Ujjain e fu così che queste 4 città e le acque dei fiumi che vi scorrono, il Gange, la Narvada e lo Shipra, riassumono quella sacralità e chiunque si bagni, dopo i Sadhu, nei giorni e nelle ore stabilite, ottiene dei meriti religiosi di salvezza e purificazione.

Un’altra storia sul Kumbh Mela dice che la Ganja (la marijuana) è sacra per gli hindu perché, mentre Shiva lottava contro i demoni che volevano impossessarsi dell’Amrita, il Nettare dell’Immortalità, dove cadde una delle 4 gocce del Nettare è nata la prima pianta di marijuana…per cui la Ganja è la pianta di Dio che mette in contatto con Dio…e la storia dice anche che Shiva passasse molto del suo tempo a meditare e a fumare Ganja sul monte Kailash, dove ancora oggi è venerata quella che si dice essere la prima pianta di marijuana.
Il paradosso in India è che per la religione hindu, quindi per la maggioranza degli indiani ed in particolare per i devoti di Shiva e per i Sadhu, la marjiuna è una pianta sacra… per cui dal 1000 a.C. (!) durante alcune celebrazioni religiose si usa fumare la Ganja e bere il Bhang (bevanda a base di foglie di marijuana, latte e aromi vari) *, mentre per la legge indiana sugli stupefacenti imposta dagli USA, la Narcotics Drugs & Psychotropic Substances Act del 1987, la Ganja ed il Bhang sono diventate “droghe” illegali!…e pensare che fino al 1987 il Bhang e la Ganja erano venduti legalmente nei negozi governativi di tutta l’India (Government Shop of India)!
…E Haridwar essendo, appunto, una città sacra è anche DRY-ZONE: ZONA ASCIUTTA o ZONA A SECCO!!!
…il che vuol dire che in tutta la città è assolutamente vietato vendere e consumare alcolici…insomma sono arrivato la sera ad Haridwar, dopo 10 ore di bus e treno da Chandigarh (200 km circa!), e preso alla sprovvista ho chiesto ad un rickshawman di portarmi al posto più vicino per comprare una birra…dopo un’ora circa siamo arrivati 20 km fuori città, in un fortino blindato in mezzo alla campagna tutto sbarre inferriate e grate e pubblicità di alcolici dove, attraverso una fessura strettissima, prima paghi poi ti passano le bottiglie: DRY ZONE!…e non ho mai capito se questa blindatura tipo Fort Knox, solo in alcune città, sia a difesa dai rapinatori ( l’alcool in India è carissimo per gli indiani ) o sia a difesa dagli integralisti delle varie religioni ( ci sono tutte le religioni! )…
Ad Haridwar sono rimasto una sola notte, per ripartire la mattina dopo per Rishikesh.
Anche Rishikesh, che dista 20 km da Haridwar, è una DRY ZONE, solo più tollerante per la presenza massiccia di turismo occidentale.
La differenza che c’è tra Haridwar e Rishikesh è che Haridwar, per usare un punto di paragone, è molto simile alla nostra Città del Vaticano con i suoi pellegrini indiani, il bazar di oggetti religiosi e ristoranti e templi…solo più chiusa verso il turismo occidentale…mentre Rishikesh, strapiena di occidentali residenti da tempo in India,
è una incantevole cittadina che trasuda misticismo da tutti i pori, arroccata sulle colline ai piedi dell’Himalaya che creano il letto del Gange …maestoso; la città dei “Rishi”, dei Sadhu, dei Guru e dello Yoga, a parte truffatori vari, resa famosa negli anni ’60 dai Beatles, che all’epoca seguivano gli insegnamenti di Maharishi Yogi nel suo Ashram di Rishikesh…da allora Rishikesh è la meta di tutti gli occidentali che praticano yoga o che sono alla ricerca del proprio io e piena di mistici indiani di passaggio, perchè Rishikesh è una tappa sacra lungo il corso del Gange, sulla via dello “Yatra”, la via della purificazione, che porta a Gangotri (3042 m) dove nasce il Gange …la “Dea Madre Ganga” che nasce dalla testa del Dio Shiva.
E sia Rishikesh che Haridwar sono 2 luoghi, a differenza della Chandigarh razionalista ed iconoclasta, pieni di statue idoli ed edicole di santi e odori e colori e templi e, ovviamente, il caos indiano…per esempio solo entrando ad Haridwar, in riva al Gange, c’è una statua di Shiva alta forse più di 20 metri a dare il benvenuto in città…

 

Ricetta per il Bhang Ki Thandai

il Bhang è una bevanda a base di foglie di marijuana – Ganja – in uso in India dal 1000 a.C. circa

Ingredienti per 8 bicchieri di Bhang: – 200 g Pasta di foglie di marijuana macerata – 1,5 litro d’acqua – 1 tazza di latte – 1 ½ tazza di zucchero – 1 cucchiaio di mandorle – 1 cucchiaio di semi di anguria – ½ cucchiaio di semi di papavero – ½ cucchiaio di anice – ½ cucchiaio di cardamomo – 1 cucchiaio di pepe intero – ¼ di tazza di petali di rosa secchi o freschi; tempi di preparazione 4-5 ore circa.

Prima di tutto pulire le foglie di Ganja, cioè togliere tutti i rametti, foglie brutte, ecc.
Far bollire le foglie così pulite in acqua bollente per una decina di minuti, strizzarle molto bene per eliminare l’acqua eccessiva.
In un mortaio pestare le foglie con qualche goccia di acqua fino ad ottenere un impasto molto elastico e molto fine; farne una pallina e mettere da parte.
Procedere ad impastare gli altri ingredienti, spezie (anice, cardamomo e pepe), con le mandorle, semi di papavero e di anguria ed i petali di rosa.
Fare un impasto elastico e molto fine e formare una pallina.
Il pepe è necessario, al contrario degli altri ingredienti che servono solamente ad arricchirne il gusto, perché serve ad eliminare l’aria dal Bhang, aria che provocherebbe dei fastidi nello stomaco.
A questo punto si setacciano le palline così ottenute aiutandosi con l’acqua attraverso un pezzo di cotone molto fine (la cosa ottimale sarebbe di usare un pezzo di mussola).
Quando è tutto setacciato, i residui dovrebbero essere pochi e secchi, si unisce l’acqua rimanente, il latte e lo zucchero.
Mescolare molto bene e farlo freddare prima di servire.
Bom Bolenath!!!

(“Times of India” 16 Marzo 2006)

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