Chandigarh (Punjab) dicembre 2005

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Dharamsala – Chandigarh: 8 ore di autobus per 200 km di strettissime strade di montagna a strapiombo per centinaia di metri su fiumi e foreste tropicali; all’arrivo a Chandigarh vengo perquisito dalla polizia in cerca di armi…è il Punjab e la rivolta autonomista dei Sik non è stata ancora del tutto sedata dal governo centrale indiano.
Chandigarh, la città in India con il più alto reddito pro capite:“…è la città dove si comprano più schermi piatti per tv, cellulari, freezer ed elettrodomestici come fossero hot cake…” (detto da un imprenditore di Chandigarh); “the city beautiful”, la città ovattata senza odori e senza colori (a parte quelli delle pubblicità) e senza idoli, fatta di viali a quattro corsie, rotatorie e cubi… Chandigarh, la città dove tutti ambiscono vivere e gli indiani che ci vivono, invece, sembrano silenziosi, rarefatti tra i grandi viali, forse intimiditi da uno stile di vita imposto dall’alto.
Chandigarh è stata concepita da Le Corbusier nel 1950, secondo la teoria che ogni isolato della città sia autosufficiente, con tutti i servizi e ben collegato alle altre zone… la città è divisa in “settori” (quadrati) identici e ogni settore è numerato dal n.1 al n.81…..la stazione dei Bus e lo Shopping Center sono nel settore 17, gli hotels nel settore 22b, Museum Art Gallery settore 10c, Università settore 14 ecc….il paradosso in tutto questo è che la stazione degli autobus (dove arrivano i bus da tutti gli Stati dell’India) è al settore 17, al centro della città, ed è su un viale a 6 corsie diviso a metà da una inferriata alta più di 2 metri e lunga 1 o 2 km (quanto tutto il viale!) e dall’altra parte del viale ci sono tutti gli hotel: ed è il settore 22b …così per attraversare la strada e andare all’hotel bisogna prendere il rickshaw o il taxi che deve fare un giro di chilometri…per attraversare la strada!! non c’è un sottopassaggio o un cavalcavia! La città razionale!
…e i rickshaw-men (rickshaw a pedali) a Chandigarh sono così perseguitati dalla polizia che sono attentissimi ai segnali stradali e per fare 100 metri a volte pedalano per chilometri per rispettare i vari divieti, sensi unici ecc.

Altro paradosso:
mi ritrovo a Chandigarh nel mio viaggio per vedere come un architetto-designer occidentale (Le Corbusier) sia riuscito ad interagire con il pensiero orientale, nella progettazione non di un palazzo o di un monumento ma, addirittura, di una intera città…e a proposito di oriente e occidente, arte e monumenti, Le Corbusier nel contratto di progettazione ha imposto diverse clausole, una delle tante è che non si debbano MAI erigere in città e nei parchi statue e monumenti commemorativi o religiosi a persone o idoli perché: ”E’ finito il tempo dell’esaltazione della singola persona” (da “Edict of Chandigarh”)…così in città non si vedono in assoluto statue o monumenti….e questo nel contesto indiano che è l’esaltazione dell’iconografia! I templi stessi (a maggioranza di religione Sik) sono stati progettati con la città…e non ci sono templi o statue antiche!
La risposta al razionalismo di Le Corbusier viene da un cantoniere indiano, Nek Chand Saini, che dal ’70 ha creato un mondo fantastico in un parco: il Rock Garden (trad. Giardino di Pietra), popolato di statue personaggi paesaggi in miniatura e il tutto realizzato con i materiali di scarto o i rifiuti della città stessa: cocci di mattonelle, tubi, plastica fili elettrici….con quella che noi occidentali chiamiamo “trash art” ha creato una disneyland amata dagli indiani….è bellissimo vedere la domenica intere famiglie o coppiette di indiani pagare il biglietto per passeggiare tra le sculture del Rock Garden, settore 1!

Insomma Chandigarh è una città talmente artificiale, e secondo me talmente brutta, da essere affascinante nel contesto indiano e penso dovrebbe essere studiata più sotto il profilo sociologico che urbanistico…infatti è poco frequentata dagli occidentali in India se non studiosi o architetti.

P.S.
Partenza per Haridwar e Rishikesh, città sacre alle sorgenti del Gange dove statue, santi e icone varie sono l’antitesi alla teoria di Chandigarh: da una città iconoclasta a due città che sono esse stesse l’esaltazione dell’icona!

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